Ci sono diversi aspetti che devono essere valutati con attenzione per la messa a dimora di un vigneto come ad esempio le condizioni climatiche, o la tipologia di vite da piantare in relazione all’area geografica in cui ci si trova.
Anche il periodo dell’impianto è importante: in generale, il periodo migliore per piantare la vite è quello autunnale, ma è necessario fare delle opportune precisazioni e valutare con attenzione caso per caso. Infatti, qualora le condizioni climatiche dovessero essere mediamente calde si può anche pensare di posticipare la realizzazione di un nuovo impianto nel primo periodo invernale avendo l’accortezza di assicurarsi che il terreno sia ben asciutto e non gelato. Se, invece, il territorio è posizionato in una zona in cui il clima è più rigido, meglio pensare ad una realizzazione durante i mesi autunnali, a patto che le barbatelle siano opportunamente riparate con terra, strame oppure con delle foglie secche.
Inoltre, in questo genere di situazione, quando si ha a che fare con un clima tendenzialmente più rigido rispetto alle medie italiane, è meglio valutare con attenzione l’opportunità di prevedere e di impiantare un vigneto durante altri periodi come la fine dell’inverno o il periodo primaverile a patto che l’umidità e l’esposizione del terreno siano favorevoli. Vediamo nel dettaglio come comportarsi per quanto concerne la realizzazione di un nuovo vigneto e più in generale vediamo quale sia la stagione ideale per piantare una nuova vite da vino.
Il periodo migliore in cui mettere e dimora il vigneto
Abbiamo evidenziato in linea di massima che il miglior periodo per piantare una nuova vite da vino è quello autunnale, ovvero il periodo in cui si può facilmente avere un terreno asciutto e non gelato. E abbiamo detto che la situazione varia sul territorio nazionale a seconda delle condizioni climatiche delle varie regioni e in funzione della tipologia di terreno e di vite.
Dovendo dare una indicazione generale possiamo dire comunque che nelle zone collinari, che solitamente dispongono di un clima ideale per questo genere di produzione, si può pensare di realizzare un nuovo impianto durante il periodo autunnale valutando con attenzione il grado di umidità del terreno ed evitando possibili gelate. Più precisamente, le zone migliori per coltivare viti vanno dal livello del mare fino agli 800 metri di altezza anche se ci sono diversi casi in Italia in cui i vigneti vengono realizzati con ottimi risultati fino ai 1300 metri sul livello del mare.
Una volta scelto il periodo giusto, occorre valutare alcuni altri aspetti fondamentali per la buona riuscita dell’impresa. Occorre sapere quale tipologia di vite si vorrà piantare, con quale tecnica si vorrà coltivare l’uva, e quale densità si vorrà dare alle piante nel vigneto.
Sono tutti aspetti importanti, e la valutazione non è mai così semplice. Il nostro suggerimento, per i contadini alle prime armi, è sempre quello di seguire la tradizione del territorio in cui si opera. Scegliere i vitigni, il sistema di allevamento, la densità delle viti o le tecniche di produzione più diffuse nel territorio vuol dire fare tesoro dell’esperienza di generazioni di contadini che, prima di noi, hanno affrontato questi problemi, risolvendoli in modo diverso a seconda della regione, proprio per adattarsi alla specificità del territorio e del clima locale. Se invece si vuole sperimentare qualcosa di nuovo, occorre ricordarsi che le tecniche di coltivazione dell’uva sono ormai molto raffinate e bisogna quindi avere una preparazione specifica importante per saper scegliere con oculatezza la varietà di uva da impiantare e le tecniche specifiche per la sua coltivazione. Vediamo insieme quali sono le variabili più importanti che occorre considerare.
La tipologia di allevamento
Il sistema di allevamento, alto o basso rispetto al terreno, dipende da vari fattori come ad esempio il clima. Le forme di allevamento alte ed espanse consentono un certo distanziamento dal terreno ed offrono delle produzioni importanti in termini quantitativi.
Se, invece, nella propria zona c’è da fare i conti con un clima molto freddo, in genere si preferiscono dei sistemi di allevamento più bassi che permettono all’uva di giungere a maturazione nonostante le condizioni non siano ottimali. Tuttavia, quando si opera su questo genere di vitigno, bisogna anche valutare che la maggior vicinanza dell’uva al terreno può essere un fattore di rischio in caso di gelate durante il periodo invernale.
La tipologia di allevamento scelta dipende anche dalla potatura che si vuole fare e influenza la possibilità di avere un maggiore o minore livello di meccanizzazione nella gestione del vigneto.
La densità del vigneto
Un aspetto essenziale per valutare al meglio la resa del vigneto è quello della densità delle viti, ovvero dalla distanza fra un ceppo e l’altro e fra i diversi filari. La densità delle piante influenza la qualità finale dell’uva prodotta.
Fino ad oggi si pensava che ad una maggiore densità corrispondesse una maggiore qualità perché le piante, in un contesto più denso, devono combattere fra loro per avere la luce e i nutrimenti del terreno, e finiscono quindi per produrre acini più piccoli e di qualità migliore. Questo convincimento è in parte superato e ancora una volta si suggerisce di considerare caso per caso, le caratteristiche del terreno e della produzione desiderata per stabilire quale sia la densità di impianto ideale.
L’orientamento dei filari
In aggiunta, nel momento in cui si progetta bisogna considerare l’orientamento dei filari che deve essere scelto, anche in questo caso, in virtù del clima. In linea di massima, con vigneti posizionati su colline e su zone con temperature piuttosto basse nel periodo invernale è meglio orientare i filari con un’esposizione verso nord/sud in maniera tale da favorire la resa fotosintetica per eliminare gradualmente il rischio di possibili gelate a febbraio, marzo o durante il periodo primaverile, quando le gemme sono già sbocciate e possono essere bruciate dal gelo. Se il vigneto deve essere inserito in un contesto con condizioni climatiche migliori meglio invece scegliere l’esposizione verso est/ovest per evitare un’insolazione diretta nei periodi di maggior caldo.
Diverso è il caso in cui il vigneto è stato realizzato in una zona pianeggiante; in quel caso il viticoltore non ha condizioni da rispettare e vincoli legati a possibili gelate e quant’altro.
Riassumendo, nell’impianto di un vigneto sono molte le decisioni che vanno prese e che influenzeranno in maniera fondamentale lo sviluppo della produzione. Le scelte che vengono fatte nel momento della messa a dimora sono infatti irreversibili e determineranno in maniera netta il risultato finale. Il periodo di messa a dimora delle barbatelle è ovviamente importante per il buon esito finale, ma non è l’unico elemento che influenzerà la resa del vigneto.
La tipologia di allevamento, la densità delle piante, l’esposizione delle viti sono altrettanti elementi fondamentali per il buon esito della produzione. Da ultimo ma non per ultimo va considerata naturalmente la possibilità di dare acqua al vigneto in maniera adeguata. La vite è una pianta che riesce a sopportare i periodi di siccità; non a caso prospera anche nelle regioni del sud Italia, dove l’acqua spesso scarseggi. Per poter dare frutti considerevoli, però, il vigneto deve disporre comunque di un quantitativo annuo di acqua che deve oscillare tra un minimo di 350 ed un massimo di 550 mm/anno.