Secondo la suddivisione ufficiale, in vigore dal 2007, i vini sono suddivisi in 5 categorie, a seconda della specificità dei disciplinari a cui la loro produzione è sottoposta. Vengono distinti in:
- il semplice vino (precedentemente detto da tavola);
- il vino varietale;
- il vino a Indicazione Geografica Protetta (IGP o I.G.T.);
- il Vino a Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.);
- il vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.) con la specificazione aggiuntiva della sottozona.
Oggi ci concentreremo sulla seconda categoria: il vino varietale, appartenente, insieme al vino semplice, alla macrocategoria di Vino senza Origine o Indicazione Geografica.
In questo articolo vedremo diversi aspetti del vino varietale: significato, le normative di riferimento, le regole per l’etichettatura ed infine parleremo brevemente di come ottenere la certificazione.
Vino varietale: significato
Sono definiti vini varietali quei vini per i quali non è necessario indicare in etichetta quale sia il territorio il cui il vino è stato prodotto. Si tratta quindi di vini a cui non è stata riconosciuta una denominazione di origine o un’indicazione geografica, segnalata da acronimi quali D.O.C. (come ad esempio il nostro Blasio – Cannonau di Sardegna DOC Riserva firmato Cantine di Dolianova) o I.G.P. Parliamo, come è intuibile, di vini prodotti senza un preciso disciplinare.
L’etichetta, dunque, riporterà altre indicazioni come l’annata di produzione (per i cosiddetti vini d’annata), il nome del vitigno prevalente (qualora ve ne sia uno) e altre indicazioni quali il colore, la gradazione alcolica e via dicendo. Ci concentreremo con maggiore dettaglio sulle indicazioni che devono essere riportate sull’etichetta di una bottiglia di vino varietale in seguito.
Secondo quanto sancito dal decreto ministeriale 381 del 19 marzo 2010, vi sono solo sette varietà di uva che, in Italia, possono essere riportate nell’etichetta di un vino varietale fermo. In ordine alfabetico, questi vitigni, tutti internazionali, sono: Cabernet, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Merlot, Sauvignon e Syrah.
Per quanto riguarda invece le principali varietà di vite che possono essere indicate per i vini varietali spumanti, queste sono il Moscato e la Malvasia.
Vino varietale: normativa italiana
La normativa che regolamenta, in Italia, la produzione dei vini varietali è il Decreto Ministeriale 381 del marzo 2010. Questa si riferisce però ai vini varietali fermi. Per quanto riguarda i vini spumanti, si deve far riferimento, per quanto riguarda le varietà di uva utilizzabili, all’articolo 7 del Decreto Ministeriale del 23 dicembre 2009.
Il sistema di certificazione e controllo che consente che venga indicata in etichetta l’annata ed il vitigno di un vino varietale (dunque privo di indicazione geografica o denominazione di origine) è stato istituito dal Ministero Italiano con il Decreto Ministeriale del 18 luglio 2018.
Vino varietale: cosa va riportato in etichetta
L’etichetta posta su una bottiglia di vino varietale deve contenere obbligatoriamente le seguenti informazioni (non necessariamente in questo ordine):
- Il nome del vitigno prevalente, nel caso vi sia una varietà di uva (fra le sette che abbiamo elencato precedentemente) presente con una percentuale maggiore all’85%.
- Lo Stato in cui il vino è stato prodotto, senza indicazioni precise sul territorio.
- L’eventuale presenza di allergeni, come i solfiti.
- La capacità (o il volume) della bottiglia.
- Il titolo alcolometrico effettivo, generalmente espresso in percentuale sul volume.
- Il colore del vino, per specificare se si tratta, ad esempio, di vino bianco o rosso.
- La sede e la ragione sociale dell’imbottigliatore.
- La sede e e la ragione sociale dell’importatore, qualora il vino sia stato importato dall’estero.
- Il lotto di confezionamento.
Inoltre, oltre a queste informazioni obbligatorie ve ne sono alcune che possono essere riportate a discrezione del singolo produttore. Si tratta di informazioni come, ad esempio, il marchio, il nome commerciale, eventuali loghi (ad esempio di prodotto biologico o biodinamico) e via dicendo.
Come si ottiene la certificazione?
A differenza dei vini Doc-Igp, per quanto riguarda la certificazione dei vini varietali (regolamentata, come abbiamo già accennato, dal Decreto Ministeriale 381 del 19 marzo 2010), è l’azienda produttrice a scegliere l’Organismo di controllo, scelta rispetto la quale l’azienda sarà poi tenuta a notificare il Ministero e la Regione competente territorialmente. Dopo aver individuato l’Organismo di controllo, l’azienda dovrà trasmettere la documentazione necessaria all’ufficio CCPB di Brescia. Tale documentazione comprende la richiesta di accesso al Sistema di Controllo Vini Varietali ed il contratto per i Servizi di Controllo e Certificazione Denominazioni Protette.