Nel mondo vengono coltivate migliaia di varietà di vitigni. I viticoltori scelgono quelli più adatti alle condizioni climatiche e al suolo della loro regione, ma non tutte le viti producono uve con la stessa qualità: alcune danno grappoli più ricchi di aromi, altre resistono meglio alle malattie, altre ancora maturano prima o dopo. È qui che entrano in gioco due metodi fondamentali per migliorare i vigneti e garantire la qualità del vino: la selezione clonale e la selezione massale. Spieghiamo di che si tratta.
Che cos’è la selezione massale?
La selezione massale è il metodo tradizionale di propagazione della vite, per via vegetativa. Questa tecnica, che consente la riproduzione di un intero vigneto, consiste nell’effettuare un esame visivo, scegliendo e selezionando, secondo criteri specifici di qualità dell’uva e adattamento al territorio, alcuni ceppi di vite dal quale prelevare il materiale vegetativo necessario per la produzione di barbatelle. I vantaggi che ne derivano sono:
- Biodiversità che garantisce una difesa naturale contro malattie e cambiamenti climatici.
- Una maggiore adattabilità del vigneto al territorio.
- Possibilità di tutelare vitigni autoctoni e caratteristici di una zona.
La propagazione per via vegetativa prevede un altro approccio, quello innovativo, della selezione clonale che comporta la costruzione di un vigneto costituito da una o poche più viti geneticamente uguali.
Che cos’è la selezione clonale?
La selezione clonale è un metodo di miglioramento genetico della vite. Come la selezione massale, è un approccio volto a migliorare le caratteristiche dei vitigni e a garantire la salute delle piante. Alla fine del processo di selezione clonale, i ceppi che hanno le qualità desiderate potranno essere omologati come cloni (previa approvazione del Comitato Nazionale Varietà di Vite per Uve da Vino). Prima di inoltrare la richiesta di omologazione al Ministero per le Politiche Agricole, vengono eseguiti test fitosanitari e condotti rilievi morfologici ed agronomici per almeno tre anni in due ambienti con caratteristiche pedoclimatiche diverse.
Una volta omologato, il clone può essere moltiplicato per essere diffuso presso i viticoltori. Come le bottiglie di vino, anche le barbatelle o cloni dei vitigni originate da selezione clonale sono identificati da un’etichetta, in questo caso di colore blu. Tra i vantaggi della selezione clonale vi sono:
- Uniformità genetica, tutte le piante avranno le stesse caratteristiche.
- Controllo su produttività e qualità dell’uva.
- Maggiore resistenza a malattie specifiche.
- È un processo più controllabile rispetto alla selezione massale.
Il rischio è però quello di ridurre la variabilità genetica presente in natura, a cui si può porre rimedio costituendo i vigneti policlonali.
Qual è la scelta migliore?
Sia la selezione clonale che la selezione massale hanno lo stesso obiettivo, ossia migliorare la qualità del vino e garantire la produttività del vigneto. Se si punta sulla costanza produttiva e la prevedibilità, allora la selezionale clonale è la scelta più indicata. Se invece si desidera valorizzare la biodiversità del vigneto, l’adattamento naturale e mantenere un forte legame con il territorio, la selezione massale è l’approccio da seguire.
Oggi sono molti i viticoltori che scelgono un approccio ibrido, combinando i due metodi per ottenere il meglio da entrambi.
Ogni azienda, a seconda dei suoi obiettivi e caratteristiche del territorio può optare per un approccio piuttosto che per l’altro senza dimenticare che per garantire la produzione di un ottimo vino, oltre ad un’attenta gestione sia agronomica che di cantina, ci vuole una grande passione, come quella che muove da più di 70 anni noi di Cantine di Dolianova.