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Sarà capitato a tutti di leggere su una bottiglia di spumante o di prosecco la dicitura “Brut”. Ma cosa significa?

Per prima cosa, è bene sapere che esistono 7 differenti tipologie di spumante, che vengono suddivise per una peculiarità specifica: la presenza di zucchero al loro interno.

La classificazione permette di individuare il quantitativo di zucchero e quindi di conoscere in anticipo la tipologia di spumante che si andrà a bere: se più dolce o più secco.

Ma vediamo ora insieme le caratteristiche dello spumante e, in particolare, spieghiamo cosa significa brut nei vini.

Lo spumante: caratteristiche e fermentazioni

Lo spumante è un tipo di vino che subisce due fermentazioni: la prima di tipo alcolico e la seconda che lo trasforma da vino a spumante, conferendogli le caratteristiche bollicine e aumentandone il grado alcolico.

In generale, tutte le tipologie di vino derivano dalla fermentazione dell’uva e lo zucchero che si trova all’interno del frutto, viene trasformato in alcol e in anidride carbonica.

Una volta terminata la fermentazione il risultato ottenuto è un vino fermo, in cui gli zuccheri possono essere parzialmente o totalmente svolti.

Da qui però, si possono ottenere anche altri tipi di vino, come lo spumante. Proseguendo la lavorazione con la presa di spuma, e quindi con la seconda fermentazione, si aggiungono dei lieviti e lo zucchero in una quantità variabile, il cosiddetto liqueur de tirage.

In questo caso, la lavorazione permette di ottenere lo spumante, che può essere realizzato con il Metodo classico la cui seconda fermentazione avviene  in bottiglia, come avviene per il nostro Cáralis Spumante Brut nature metodo classico. In alternativa, lo spumante viene fatto rifermentare in continitori di acciaio a pressione, permettendo di ottenere così lo Charmat.

Le fermentazioni, che sono comunque sempre al chiuso, permettono all’anidride carbonica di non liberarsi nell’aria ma di essere lasciata all’interno del contenitore da cui nascono appunto le bollicine tipiche dello spumante.

Una piccola parte dello zucchero introdotto nel vino non viene trasformato in alcol e può conferire un sapore più o meno diverso. Si passa da vini spumanti dolci che possono essere anche superiori ai 50 grammi di zucchero per litro a spumanti a dosaggio zero che contengono una quantità di zucchero inferiore ai 3 g/litro.

Classificazione

Come abbiamo detto, i vini spumanti si classificano in base al residuo zuccherino distinguendosi secondo una precisa classificazione in 7 tipologie differenti:

  • Pas dosè, dosaggio zero o brut nature. Si riferisce allo spumante che contiene meno di 3 gdi zuccheri a litro.
  • Extra brut. Termine usato in etichetta quando il vino spumantecontiene tra i 3 i 6 g a
  • Lo spumante brut, che è una delle formule più diffuse, contiene tra 6 e 12 g di zucchero per litro. Ecco cosa significa brut quando tale dicitura è riportata nell’etichetta della bottiglia. Provate il nostro Cáralis Spumante Brut Chardonnay!
  • Extra Dry. La terminologia extra dry viene utilizzata quando gli zuccheri dello spumante sono compresi tra 12 e 17 g a litro.
  • Dry o sec. Gli zuccheri in questo caso sono compresi tra 17 e 32 g a litro.
  • Demi-sec. Questa dicitura in etichetta è utilizzata se gli zuccheri sono tra i 32 e i 50 g a litro.
  • Lo spumante definito dolce in etichetta è quello caratterizzato da un residuo zuccherino superiore ai 50 g a litro.

Lo spumante Brut

Molto spesso, si sente parlare erroneamente di Brut per indicare in generale lo spumante. In realtà, si tratta solo di uno dei tanti tipi di spumante che sono disponibili in Italia e nel mondo.

Per ottenere uno spumante brut è d’obbligo seguire un preciso disciplinare per il quale è necessario verificare la quantità di zucchero presente nel vino.

In passato lo spumante e lo champagne erano molto dolci rispetto a quelli che conosciamo oggi. Basti pensare che in Russia erano apprezzate bevande di questo tipo, che contenevano fino a 330 grammi di zucchero per litro.

Questa metodica era ampiamente diffusa perché da un lato accontentava il palato degli amanti del dolce e dall’altra permetteva ai viticoltori di coprire tutti gli errori e le problematiche delle uve di scarsa qualità. Negli anni, però, i gusti sono cambiati e si sono raffinati e quindi si è diffusa la moda di vini più secchi e con un tasso di zucchero inferiore.

Il Brut nasce ufficialmente nel 1846, quando venne immesso sul mercato il primo champagne senza alcuna aggiunta di zucchero. Per la prima volta veniva prodotto un vino spumante di questo tipo grazie alla casa Perrier Jouet, ad oggi tra i principali produttori al mondo. Quella che sembrava inizialmente essere una novità poco apprezzata, divenne un tratto molto importante per questa tipologia di vino.

Ovviamente, il gusto finale dello spumante non sarà dato solo dal quantitativo di zucchero che è presente all’interno, ma anche da una serie di caratteristiche esterne, come il vitigno utilizzato, l’annata del vino, la provenienza dell’uva e i mesi di affinamento in bottiglia.

Tutti questi fattori vanno a determinare delle caratteristiche gustative molto differenti tra loro.

Tuttavia, il dosaggio Brut, soprattutto in Italia, rappresenta uno dei prodotti più venduti, poiché questo specifico quantitativo di zucchero rappresenta il livello ottimale e più apprezzato: si bilancia molto bene lo zucchero e l’acidità del vino e non risulta essere né troppo aggressivo né troppo morbido, e per questo si abbina bene a molti piatti.

Le denominazioni dello spumante

Anche se le denominazioni sono generiche, quindi valide per tutti, ci sono tuttavia delle pratiche più utilizzate a seconda del paese.

In Italia, ad esempio, la tipologia che si usa maggiormente per il Prosecco è la sigla Brut, Extra Dry e Dry, che lo rendono maggiormente adatto agli aperitivi nella versione extra dry e dry e più ad essere consumato durante il pasto nella tipologia brut.

In Francia invece, per quanto riguarda lo Champagne, si tende ad utilizzare Brut Zero, Extra Brut, Brut e Demi Sec. Quando si parla di Franciacorta docg o Trento Doc, invece, si utilizzano maggiormente le sigle che vengono impiegate in Francia per lo champagne, eccezione fatta per il demisec.

In sintesi, il prosecco Brut, pur essendo uno dei prodotti più venduti e apprezzati nel nostro Paese con un ottimo quantitativo anche di esportazioni, non rappresenta una superiorità qualitativa del prodotto ma semplicemente una specificità che si è dimostrata negli anni essere particolarmente apprezzata.

Per questo è bene comprendere quali siano le differenze e soprattutto quale sia la gradazione alcolica e il quantitativo di zucchero ideale per il pasto che si intende consumare, sia che si tratti di un pranzo, una cena, un aperitivo oppure un dessert.

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