Sempre più spesso si sente parlare di vini biodinamici, ma cosa si intende con questa espressione? In questo articolo scenderemo nel dettaglio su tutto ciò che concerne i vini biodinamici: significato, regolamento, principi e tanto altro ancora.
Vini biodinamici: significato e filosofia dell’agricoltura biodinamica
I vini biodinamici sono vini ottenuti da uve da agricoltura biodinamica. Conoscere quali sono i concetti principali e la filosofia alla base dell’agricoltura biodinamica è fondamentale per capire cosa sia un vino biodinamico.
L’agricoltura biodinamica prevede che la terra sia curata utilizzando quelli che vengono chiamati preparati biodinamici: composti biologici e naturali capaci di favorire la crescita delle piante preservandone, al contempo, le caratteristiche proprie. I preparati biodinamici possono stimolare le funzioni del calore e della luce o innescare i processi di formazione dell’humus, solo per fare due esempi.
Alla base dell’agricoltura biodinamica vi è la convinzione che sia possibile ricreare, attraverso l’osservazione delle influenze astrologiche su di loro, una buona dialettica fra piante e terreno, così che i processi biologici di germogliazione, crescita e maturazione restino strettamente connessi alla natura. In questo modo le piante riescono ad esprimere al meglio le loro proprietà.
Ribaltando le logiche soggiacenti l’agricoltura industriale moderna, la quale fa largo uso di pesticidi, antibiotici e antiparassitari, l’agricoltura biodinamica non combatte le malattie delle piante ma cerca di innescare le giuste reazioni che portino a ricreare uno stato di equilibrio e di salute per le piante. Questi principi valgono anche per la cura dei vitigni coltivati secondo i principi biodinamici.
Per la filosofia biodinamica, un alimento, come sono appunto le piante, non è una semplice lista di componenti. Piuttosto, è un complesso organico di correnti e flussi energetici che interagiscono fra di loro e con il nostro corpo, mantenendoci in salute o, a seconda dei casi, provocando danni talvolta irreversibili.
Le origini dell’agricoltura biodinamica risalgono agli anni ’20 del Novecento, quando questo i principi soggiacenti questo metodo furono formulati dall’austriaco Rudolf Steiner. Steiner è anche il fondatore dell’antroposofia, medicina alternativa che studia le leggi alla base delle manifestazioni della vita, dello spirito e dell’anima, nell’uomo e nella natura.
Agricoltura biodinamica in viticoltura: i principi
Dopo esserci soffermati sulla filosofia dell’agricoltura biodinamica, vediamo ora quali sono i principi dietro l’applicazione di quest’ultima alla viticoltura grazie alla quale, successivamente, nascono i vini biodinamici.
I 3 principi fondamentali della biodinamica, applicati dunque anche alla coltivazione delle viti, sono i seguenti:
- Incoraggiare la fertilità della terra tramite la stimolazione delle materie nutritive in essa già naturalmente presenti.
- Fare in modo che le piante siano sale ed in grado di resistere ai parassiti ed alle malattie senza ricorrere all’utilizzo di composti chimici.
- Ottenere prodotti che siano di altissima qualità ed in grado di nutrire correttamente l’organismo umano, preservandone la naturale condizione di equilibrio.
Questi principi si trasformano in regole concrete attraverso l’utilizzo dei già menzionati preparati biodinamici o in generale specifiche pratiche finalizzate a rispettare i punti sopracitati. In particolare, ecco alcune pratiche tipiche del settore della viticoltura:
- L’utilizzo del cornoletame, preparato che armonizza e stimola i processi di formazione dell’humus.
- L’utilizzo del cornosilice, preparato che potenzia le forze luminose della silice e regola così la maturazione dei frutti.
- La ricreazione dell’humus nel terreno in cui si trovano le radici delle viti.
Vini biodinamici: regolamenti e criteri
A livello europeo, sono ancora in fase di elaborazione disciplinari ufficiali e riconosciuti che definiscano in maniera univoca cosa sia e come debba essere prodotto un vino biodinamico. Per questo motivo l’argomento è ad oggi piuttosto controverso, specialmente in ambito enologico.
Esistono enti ed associazioni che hanno formulato alcune regole e fissato limiti severi, specialmente per quanto riguarda la fase di lavorazione del vino in cantina.
Per fare un esempio, l’associazione La Renaissance d’Appellation nata in Francia nel 2008 ha specificato, nella sua Carta di Qualità, che nella preparazione di vini biodinamici non possono essere utilizzati additivi come aromi, zuccheri, enzimi o batteri. Inoltre, vieta metodi quali l’acidificazione o le chiarificazioni, spesso praticati per la produzione dei vini classici.
Queste regole portano a risultati che sono sicuramente apprezzabili da chi si trovi poi a gustare ed assaporare un vino biodinamico.
Produrre il vino con metodi biodinamici: quali sono gli effetti?
Con i metodi biodinamici, la frutta riesce a raggiungere espressioni di maturità che sono più o meno marcate in base a sia il grado di mineralità della terra, quale sia il timbro varietale ed aromatico della pianta o ancora quale sia il clima che abbia caratterizzato la specifica annata.
Seguendo questi metodi, l’uva ha una maggiore potenzialità di espressione: gli aromi e gli zuccheri risultano più complessi e completi. Insomma, come si dice in gergo biodinamico: l’uva ha una maggiore valenza.
Dalla coltivazione delle piante ai travasi in cantina fino all’imbottigliamento, il calendario lunare è seguito con attenzione. Inoltre, come abbiamo detto, la fermentazione del vino viene ottenuta senza l’aggiunta di lieviti esterni, ma unicamente con quelli già presenti nelle uve utilizzate.
Ognuna di queste pratiche porta a vini di carattere marcato, capaci di offrire una sorprendente esperienza gustativa.
Biodinamico significa qualità?
Come abbiamo detto, i vini ottenuti secondo i metodi dell’agricoltura biodinamica hanno un carattere particolarmente marcato: questo non significa necessariamente che il sapore di un vino biodinamico sia migliore rispetto ad un vino prodotto secondo i metodi classici.
È certo che l’uva coltivata secondo le regole ed i principi dell’agricoltura biodinamica sia di ottima qualità, ma che questa materia prima porti ad un vino di altrettanta qualità non è matematico: questo dipenderà dall’intero processo di produzione del vino e dalle decisioni prese dall’enologo produttore.
Inoltre, il fatto che esistano dei vini biodinamici di indubbia qualità non conferma necessariamente che la ragione dietro tale qualità sia da essere ricercata nei preparati biodinamici utilizzati. La produzione di un vino è frutto di numerosi fattori, dalle pratiche in vigna all’attenzione per il prodotto o in generale alla maestria del produttore.
Bisogna però considerare che la qualità non è l’unico fattore ricercato dagli appassionati di vino: questa sembra ormai essere data quasi per scontata. Spesso, invece, è la storia del vino e l’identità della zona di produzione a dare un plus valore al prodotto. Plus valori sicuramente presenti nei vini prodotti secondo i metodi biodinamici, senza additivi, senza accelerazioni, ma cercando un equilibrio fra i cicli della natura e l’azione umana.
Degustare un vino biodinamico, biologico o tradizionale
Generalmente, i sommelier più esperti o i grandi intenditori non sostengono in modo rigoroso e ortodosso né la causa dei vini biodinamici, né di quelli biologici o ancora di quelli tradizionali. Le differenze, quando esistono, sono di volta in volta valutate in fase di degustazione e sono dunque le caratteristiche organolettiche dei diversi vini a far privilegiare, di volta in volta, un bicchiere di vino rispetto ad un altro.