È definito “vino da meditazione” ogni vino dalle caratteristiche intense, complesse e particolari, ottimo per essere assaporato solo (e preferibilmente lentamente), ma difficilmente abbinabile ad un pasto o ad una pietanza. Si tratta di vini dalle caratteristiche uniche e quasi “preziose”, non confondibili con i vini tradizionali. Degustare un vino del genere potrebbe essere definito un vero e proprio atto meditativo.
In questo articolo ci concentreremo su tutto ciò che riguarda il vino da meditazione: significato, storia, le caratteristiche organolettiche ed infine il metodo di degustazione appropriato.
Vino da meditazione: significato e storia
“Vino da meditazione” è un’espressione relativamente recente. La coniazione risale infatti agli anni ’70 del secolo scorso, quando il notissimo esponente del giornalismo enoico italiano Luigi Veronelli utilizzò per la prima volta questa espressione per indicare tutti quei vini che non necessitano di un pasto per essere valorizzati e le cui caratteristiche organolettiche sono di una particolarità e complessità tale da renderli unici.
Fino a quel momento, infatti, questa tipologia di vino non era contemplata dalla cultura enologica italiana. I vini erano considerati come parte integrale dei pasti e la loro consumazione non si estendeva oltre i confini della tavola. Tuttavia, in Italia sono presenti (ed erano presenti anche all’epoca) numerosi vini pregiati e di qualità il cui gusto, per intensità e caratteristiche generali, è perfetto per il fuori pasto, momento in cui si può esprimere al meglio, non contaminato con altri sapori e profumi.
Luigi Veronelli fu dunque il primo a raggruppare questi vini per denominarli come categoria a sé: oggi l’espressione “vino da meditazione” è ormai entrata a far parte del vocabolario enologico.
I vini da meditazione, per via della loro complessità, intensità ed unicità, necessitano di tempo e sforzo per essere scoperti e compresi al meglio. È necessario avere pazienza, fermarsi ed assaporare il vino con calma e concentrazione, in modo da cogliere ogni sfumatura del gusto e varietà del profumo. Come una meditazione, si potrebbe dire.
Inoltre, l’atteggiamento quasi meditativo di pazienza, attenzione e presenza non è richiesto solo al consumatore, ma anche a chi produce un cosiddetto “vino da meditazione”. Si tratta infatti di vini che richiedono specifiche tecniche produttive, metodi di lavorazione particolari ed in generale grande investimento. L’attenzione e la “meditazione” è dunque richiesta da entrambi i lati.
Vino da meditazione: caratteristiche
Dopo aver parlato del vino da meditazione, significato e storia, vediamo ora invece quali sono le principali caratteristiche che un vino deve avere per poter essere definito tale.
Ci sono due parametri fondamentali per determinare se un vino sia o meno un vino da meditazione. Il primo parametro riguarda i sapori ed i profumi, che devono essere intensi e di grande varietà; il secondo parametro riguarda invece il grado alcolico, che deve essere piuttosto elevato.
Per quanto riguarda il primo parametro, la complessità del sapore di un vino da meditazione è sicuramente fuori dalla media. A seconda della varietà e dell’intensità del sapore del vino o del bouquet che sprigiona, il degustatore farà esperienza di un processo meditativo differente. Una pietanza sarebbe sicuramente di intralcio in questa esperienza poiché interferirebbe con le papille gustative.
Rispetto ora al secondo parametro fondamentale, un vino da meditazione ha, come abbiamo detto, un grado alcolico elevato, o perlomeno superiore ad un vino tradizionale. Si tratta quindi di un tipo di vino caldo e avvolgente, in grado di esaltare, al palato, la morbidezza del suo aroma.
Le caratteristiche che abbiamo elencato, suddivise nei due macro-parametri, sono tipiche di numerosi vini, ad esempio vini liquorosi, vini rossi invecchiati, vini da dessert o ancora vini che richiedono un lungo percorso dal momento della vendemmia all’imbottigliamento. Se, come abbiamo visto, in generale le loro caratteristiche sono maggiormente apprezzabili durante una degustazione fuori pasto, nulla vieta di abbinarli ad alcune pietanze particolari con cui si trovano in piacevole equilibrio.
Per una vera esperienza meditativa, come appunto la denominazione di questi vini richiede, è necessaria sicuramente collaborazione, tempo, pazienza ed energia: durante un pasto l’attenzione potrebbe invece essere catturata da numerosi stimoli, a partire appunto dalle pietanze stesse.
Vino da meditazione: come degustarlo?
Per degustare un vino da meditazione non sono necessari tecnicismi da esperti: è necessario lasciarsi trasportare dalle emozioni e perdersi nei propri sensi.
Il primo passo è osservarne i colori: se avrete optato per un Passito Moscato di Sardegna DOC delle Cantine di Dolianova, questo sarà giallo dorato intenso tendente all’ambrato.
Dopo averne osservato con calma il colore, il secondo passo è avvicinare il calice al naso e lasciarsi travolgere dai profumi così intensi e avvolgenti. Rimanendo sul nostro Passito Cantine di Dolianova, il profumo sarà ampio e complesso, aromatico; un bouquet di fiori d’acacia passiti, confettura di albicocca, agrumi canditi e dolci note vanigliate e speziate sul finale.
Infine, è finalmente arrivato il momento dell’assaggio: momento speciale che apre le porte di un mondo nuovo, in cui si è coccolati e travolti dall’emozione. Un vero viaggio attraverso i sensi che solo un vino da meditazione sa come guidare. Per il nostro Passito, il palato sperimenterà un sapore di setosa fluidità, un sapore dolcemente morbido, sontuoso e di gran corpo. Una buona sapidità bilancia le sensazioni dolci del Passito, con lunghissimo finale di frutta secca, albicocca, piccoli frutti tostati e delicate spezie.
Insomma, la regola per degustare un vino da meditazione è semplice: lasciarsi travolgere, attivare i sensi e la concentrazione, notare ogni minimo dettaglio, riconoscere la personalità e l’unicità del vino e lasciare che questa esperienza risvegli emozioni sepolte.